Trecento anni di Passione - 2
Dopo una introduzione generale alla Passione di Giovanni, entriamo a fornire alcune chiavi di lettura o meglio, di ascolto di questo capolavoro di J.S. Bach.
Innanzitutto, occorre tenere sempre ben presente che la narrazione evangelica occupa un ruolo catalizzatore: il testo integrale del Vangelo (Gv 18-19) è il centro ispiratore dal quale scaturiscono la musica e i commenti che sono affidati ai corali e alle arie. La "Passione" è una composizione di musica e parola che racconta la vicenda storica di Gesù (nelle parti dei recitativi che interpretano Gesù stesso, l'Evangelista, Pietro, Pilato, la folla...) e insieme rilegge anche la nostra vicenda umana (le parti corali e quelle delle diverse Arie) per illustrare il mistero di «Gesù, Cristo, Salvatore e Signore per noi». Quattro nomi, quattro titoli solo apparentemente sinonimi perché ciascuno riveste un significato particolare nello svolgersi della narrazione musicale di J.S. Bach.
La prima parte della Passione è centrata sulla presentazione e riconoscimento del personaggio che è protagonista della vicenda: Gesù: Gesù di Nazareth era il nome storico di Gesù, uomo tra gli uomini del suo tempo. Il Gesù della storia, prima di quello della fede.
I primi a cui Bach fa compiere questa azione di "riconoscimento" sono gli avversari. Quando Giuda con la Giuda la coorte, alcune guardie dei gran sacerdoti e dei farisei si presenta per arrestarlo, Gesù chiede "Chi cercate?", Bach dedica un intervento articolato del coro per sottolineare la risposta "Gesù di Nazareth". È un modo per creare musicalmente una coreografia e porre al centro della scena il personaggio centrale della vicenda.
Dopo Giuda, il traditore, entra in scena Pietro che viene presentato come colui che "seguiva Gesù". Giocando sulla bivalenza del verbo "seguire" – inteso fisicamente come "procedere stando dietro a qualcuno" ma anche in senso morale e spirituale come "essere discepolo" – Bach introduce qui l'Aria "Anch'io ti seguo" ad indicare che il discepolo segue un percorso diverso da quello di Giuda, un percorso di fedeltà, di gioia, di entusiasmo… Ma la scena in cui è protagonista Pietro è la nota scena del tradimento: Pietro, quello che "seguiva", ora è anche quello che rinnega, che non vuole riconoscere. Anche qui Gesù di Nazareth è il personaggio centrale, più volte evocato senza pronunciarne il nome e che il goffo tentativo di Pietro cerca di tenere lontano. Bach – che è un gran scenografo – anche se Giovanni non lo riporta, aggiunge il famoso pianto di Pietro (e uscito fuori pianse amaramente) descritto dagli altri evangelisti e al quale dedica una serie di melismi discendenti per rendere anche musicalmente l'effetto straziante delle lacrime del discepolo.
Il riflettore ora si sposta sul secondo titolo, Cristo (che racchiude in se il significato di Messia, Re atteso, Figlio di Dio, liberatore del popolo d'Israele) con il quale inizia il Corale che apre la seconda parte della Passione e segnare il ritmo drammaturgico dell'azione: sarà Pilato a salutarlo un po' beffardamente come «Re dei giudei»¸ l'accusa per la condanna è l'essersi definito "Figlio di Dio", nello stesso modo i soldati lo derideranno e lo incideranno nell'iscrizione sulla croce: «Gesù di Nazareth, il re dei Giudei». Il racconto della morte e sepoltura mostrerà il destino di questo «Re».
Si spiegherebbe così la divisione della Passione in due parti asimmetriche come se fosse un dittico: il primo (Parte prima, nn. 1-20) dedicato alla sequela di Gesù di Nazareth; il secondo (Parte seconda, nn. 21-68) per mostrare la missione del Messia crocefisso.
L'illustrazione degli altri due titoli – Salvatore e Signore – è affidata ai commenti (37 tra Arie e corali) che si alternano alla narrazione evangelica (31 recitativi) per riportare la storia di Gesù-Cristo nei suoi riferimenti alla storia personale dei credenti. L'effetto che si crea è quello di un continuo cambio di prospettiva: dal racconto storico all'attualizzazione, dal passato al presente in modo che sia chiara, a chiunque ascolti la Passione secondo "Bach", la correlazione della vicenda di Gesù con quella degli uditori di ogni tempo: è una cosa che mi riguarda.
Queste due ore di grande musica e raffinata teologia biblica, si aprono e si chiudono con due splendidi brani che da soli valgono il biglietto: il Prologo [n. 1] e l'Epilogo [n. 68] che sono altrettante sintesi dell'intera opera.
L'ampio brano corale del Prologo è introdotto da un movimento musicale continuativo e reiterato degli archi, i fiati si inseriscono con dissonanze in cerca di risoluzione e a creare tensione drammatica; su questa trama musicale si eleva potente il coro proclamando più volte "Herr, unser Herrscher (Signore, nostro Signore)". È così introdotto il titolo di Signore che Giovanni utilizza frequentemente nel suo vangelo ma non nella Passione per riprenderlo nei racconti della resurrezione. J.S. Bach sceglie di aprire il suo racconto musicale proprio con questo titolo fornendo anche attraverso la musica una sintesi teologica del racconto: quel Gesù di Nazareth messo a morte come «Re dei Giudei» è il «Signore», il Signore per noi. Alla vicenda di Gesù, rappresentata dalla musica drammatica eseguita gli strumenti, si sovrappone la dichiarazione di fede espressa dal coro in maniera poderosa: "Mostraci, attraverso la tua passione, che tu, vero Figlio di Dio, per tutti i tempi, anche nella più grande umiliazione, sei stato glorificato".
Al termine della Passione si giunge all'Epilogo che nel Corale finale, raccoglie tutti gli spunti tematici: «Gesù-Cristo nostro Signore e Salvatore». Anche il Corale finale si apre con un poderoso "Herr" ma non si tratta di un sipario che si chiude definitivamente sul Cristo morto, non è lo scorrere dei titoli di coda perché è invece come il trailer dell'episodio successivo. Questo Corale ha la funzione di chiudere la Passione mettendo in relazione la morte di Gesù con la nostra morte, la sua resurrezione con la fede nella nostra futura resurrezione: «Allora svegliami dalla morte, sì che i miei occhi ti potranno contemplare nella piena gioia, o Figlio di Dio, mio Salvatore e trono di grazia! Signore Gesù Cristo, ascoltami: io ti voglio lodare in eterno!».
Negli accordi struggenti che siglano e fanno emergere al di sopra di tutto un'espressione che ricorre solo qui in tutto il testo bachiano – "Herr Jesu Christ (Signore Gesù Cristo)" – si manifesta la sintesi dell'intera opera.
Bach vuole ribadire ancora una volta che il senso di questa triste e straordinaria vicenda è la vittoria della vita sulla morte, per opera di Cristo. La Passione si conclude con un'affermativa professione universale di fiducia e di ringraziamento, con un "Corale", in tonalità maggiore e una rassicurante cadenza perfetta in Mi bemolle maggiore accompagna la sintesi finale: "Ich will dich preisen ewiglich! (Io ti voglio lodare in eterno!)".
2 - fine