Taccia l'organo in Quaresima?
Giunti in Quaresima, alcuni si pongono la domanda se si possa suonare l'organo durante le celebrazioni.
A stare al dettato delle norme liturgiche, la risposta sarebbe chiara: in Quaresima l'organo non può essere utilizzato come strumento solistico, ma solo per sostenere il canto. Il punto di riferimento normativo è un passaggio dell'istruzione vaticana Musicam Sacram del 1967 che non riguarda solo l'organo ma tutti gli strumenti solistici.
È trascorso più di mezzo secolo e molto è cambiato nella cultura musicale e nelle usanze liturgiche. Oggi, l'organo viene suonato sempre meno non solo perché mancano organisti (e anche gli organi funzionanti e in buona manutenzione non sono molti) sia perché i nuovi canti richiedono l'utilizzo di altri strumenti. Inoltre, il repertorio conosciuto e utilizzato è molto cambiato e anche la conformazione e preparazione dei cori liturgici è profondamente mutata. Rimandiamo ad altre sedi la valutazione se tutto ciò sia stato all'insegna di un miglioramento o meno e restiamo alla domanda di fondo che non è "quando e quali strumenti utilizzare" ma "qual è il ruolo degli strumenti musicali durante la Quaresima?".
La risposta, a nostro modestissimo avviso, non va cercata in un approccio "giuridico" (si può, non si può) o "morale" (è bene, è male) e nemmeno "estetico" (è più bello, è più brutto) ma esclusivamente "spirituale e teologico" che è la prospettiva corretta per definire ciò che è o non è adatto alla liturgia.
Chi scrisse quella norma nel 1967, voleva indicare una modalità che rendesse più evidente il carattere "penitenziale" della Quaresima. Vietare l'uso dell'organo – se non per accompagnare i canti – era una modalità che andava in controtendenza rispetto a quello che era l'uso abituale dell'organo (e degli altri strumenti) come strumento solistico da esibizione che si sostituiva al canto dell'assemblea (che iniziava a non conoscere e a non usare più i vecchi canti in latino senza avere a disposizione un sufficiente repertorio di canti in italiano). Una indicazione che aveva anche lo scopo di stimolare la ricerca di nuove forme di espressione musicale, o al recupero di quelle antiche, più consone allo spirito quaresimale rispetto alla facile scorciatoia della esibizione dell'organista.
Alla base, occorre ricordare l'intuizione rivoluzionaria del Concilio Vaticano II che ha sottratto la musica da un ruolo meramente estetico e di corredo della liturgia (ancilla) e le ha affidato un compito (munus) ministeriale secondo la famosa espressione mai abbastanza compresa e attuata: "la musica sacra sarà tanto più santa quanto più strettamente sarà unita all'azione liturgica, sia dando alla preghiera un'espressione più soave e favorendo l'unanimità, sia arricchendo di maggiore solennità i riti sacri" (Sacrosanctum Concilium n.112).
Oggi, che la situazione è mutata, penso sia possibile recuperare l'utilizzo dell'organo (e di altri strumenti) anche nell'esecuzione di brani solistici se, in un equilibrio tra partecipazione e ascolto, viene utilizzato con il fine di rendere meglio il carattere tipico del tempo Liturgico della Quaresima.
La Quaresima è notoriamente un tempo "favorevole" ad una maggiore tensione spirituale e partecipazione interiore che richiedono anche una maturità celebrativa di alto profilo. In questo senso, e secondo lo spirito della riforma liturgica del Concilio Vaticano II, limitarsi ad un "digiuno delle orecchie" appare come un'osservanza dal sapore farisaico.
Ridimensionare (nel senso di dare una dimensione sonora diversa rispetto al resto dell'anno) l'utilizzo solistico dell'organo (e degli altri strumenti) sarebbe la più corretta applicazione di una indicazione che chiede di utilizzare la musica per marcare la differenza di un particolare momento celebrativo o tempo liturgico.
La Quaresima è anche il tempo del "silenzio" che non può essere interpretato semplicemente come "mutismo", assenza di parole, ma come "predisposizione all'ascolto", presenza della Parola. Il suono appropriato dell'organo (o di altri strumenti) non distoglie da quel silenzio ma lo sostiene con la "grazia del non detto". È fin troppo evidente che per ascoltare la musica si debba tacere e creare silenzio. In questo modo la musica svolge il proprio ruolo ministeriale: sostituendo l'egemonia oppressiva delle molte parole con il linguaggio delle emozioni.
E la tradizione della Chiesa? La storia della musica ci restituisce un vasto repertorio di interludi agli inni gregoriani e brani ispirati ai temi quaresimali che testimoniano che sin dall'antichità è attestata la prassi di suonare l'organo nelle domeniche di Quaresima. Le testimonianze in favore della "liceità" del suono organistico sono molteplici e solo tra la fine del XV secolo e l'inizio del XVI risultano i primi divieti a suonare l'organo in Quaresima.
Basti pensare a ciò che fece Johann Sebastian Bach con il suo Orgelbuchlein (piccolo libro d'organo) composto da 45 preludi per organo sui Corali dell'anno liturgico e del Catechismo e che, al periodo di Quaresima, ha dedicato i brani BWV 618-624. Un invito a riscoprirli e a riproporli.