Savonarola: il processo
FocusStoria (numero 217 del 22 ottobre 2024) ha dedicato un articolo richiamato in prima pagina (pdf in allegato ma se acquistate la rivista non sarebbe male...) a Savonarola e al suo processo e ha voluto intervistarmi in quanto autore del volume Girolamo Savonarola. Il frate ribelle e la sua città.
Tra l'altro il mio libro è segnalato come tra i migliori volumi pubblicati su Savonarola
Di seguito il testo dell'intervista.
Il punto di rottura nel rapporto tra Savonarola e Alessandro VI fu la scomunica comminata da quest'ultimo al frate. Che conseguenze politiche aveva un provvedimento del genere?
Che fosse una vera scomunica è una questione aperta che divise i fiorentini. Essere definito "capo della Sinagoga di Satanasso" non impensieriva un papa come il Borgia quanto l'opposizione del Savonarola ai suoi disegni di egemonia politica e le pressioni che gli arrivavano dai nemici fiorentini del frate e dal duca di Milano, Ludovico Sforza. La scomunica creò disorientamento anche tra i seguaci del Savonarola che iniziò a perdere consensi.
Tra i nemici peggiori di Savonarola vi furono i francescani, come mai?
Come spesso accade, diverse visioni teologiche e politiche si fondono con elementi meno nobili come potere e danaro. I francescani si schierarono con il papa e gli oppositori politici di Savonarola perché non potevano vedere con favore l'enorme seguito popolare guadagnato dal domenicano che per loro significava veder diminuire considerevolmente le entrate dalle offerte dei fedeli e contare sempre meno in città.
Prima di essere arrestato e processato, Savonarola accettò di compiere un'ordalia (poi annullata). Di che tipo di pratica si trattava?
L'ordalia, il giudizio di Dio, antica pratica giudiziaria, consisteva in una prova estrema da superare per stabilire la verità tra contendenti. Savonarola era stato scomunicato e anche i suoi seguaci volevano sapere se fosse un profeta o di un impostore. A lanciare l'estrema sfida furono proprio i francescani, che si dissero disposti ad attraversare, in andata e ritorno, uno stretto corridoio tra due alte palizzate di legno infuocato e imbevuto d'olio. Savonarola accettò la sfida ma delegò un confratello. In Piazza della Signoria tutto era pronto: frati, tifoserie e cataste di legno, ma francescani e domenicani continuavano a procrastinare l'inizio con cavilli e pretesti finché non si scatenò su Firenze un forte temporale che infradiciò i partecipanti e, soprattutto, la catasta di legna. L'ordalia fu annullata. La pioggia non spense gli animi e il giorno dopo ci fu l'assalto al monastero di San Marco con l'arresto di Savonarola.
Savonarola subì tre processi "farsa". Quali furono le irregolarità maggiori a suo parere nel corso del percorso che lo portò alla condanna?
Fu processato una prima volta come falso profeta, la seconda come sovvertitore politico e la terza come eretico ma l'unico verdetto possibile era già stato stabilito fin dall'inizio: certi processi erano fatti per concludersi con una condanna a morte. I processi a Savonarola, e ai suoi due compagni di sventura, non furono altro che tre interrogatori finalizzati ad estorcergli una confessione. Per un mese e mezzo fu crudelmente torturato, prima, durante e dopo gli interrogatori. Non fu mai mostrato in pubblico, temendo la rivolta dei sostenitori alla vista dello stato pietoso nel quale era stato ridotto. La Signoria teneva informato il papa circa l'andamento del processo assicurandogli che si sarebbe affaticata «senza posa per meglio spremere quest'uomo». Sulla veridicità e spontaneità delle confessioni di Savonarola vi sono ovviamente molti dubbi. Pietro rinnegò Gesù per paura, immaginiamoci cosa non può ammettere un uomo sotto tortura.
Quale fu l'eredità spirituale di Savonarola? E qual è il suo giudizio sul personaggio?
Sarebbe interessante poter assistere ad un quarto ma ben diverso processo, quello di beatificazione, ma Savonarola è già stato riabilitato dai tanti, compresi santi come Filippo Neri, che si sono ispirati al rigore della sua spiritualità, fatta di un costante riferimento alla Sacra Scrittura e di amore per il Crocifisso dai quali deriva il progetto di una Chiesa povera, l'amore per i poveri, il distacco dai beni terreni e dalle vanità, il ridimensionamento delle esteriorità, comprese quelle liturgiche. Per alcuni fu il padre morale del Risorgimento liberale, per altri il rappresentante dell'intolleranza fondamentalista religiosa. Più che come un precursore meno fortunato di Lutero, porrei Savonarola – ribelle ma non scismatico – in continuità con san Francesco e le tante voci che chiedevano una riforma dei costumi nella Chiesa. Ma ciò che rende peculiare l'esperienza di Savonarola è il tema della religione civica e il suo impegno per le prassi repubblicane: l'ultimo tentativo di far convergere cristianesimo e democrazia nel solco della tradizione civica delle repubbliche italiane.