La musica dell'Olocausto

22.11.2021

Nei lager e nei campi di prigionia non c'era soltanto il silenzio rotto dal lamento dei prigionieri o dalle grida delle guardie.

C'era tanta musica e di ogni genere: classica, da ballo, jazz, inni, opere liriche, canzonette, cabaret. E anche molta musica sacra: ebraica, cattolica, protestante. Musica che esprimeva voglia di vivere, resistere, non piegarsi.

La "musica dell'Olocausto" fu composta nei ghetti, nei campi di concentramento, tra i rifugiati o nella clandestinità, come espressione del dolore e dello sgomento, del senso di rivolta e di speranza di coloro che erano vittime delle persecuzioni politiche e razziali messe in atto dalla Germania nazista e dai suoi alleati tra il 1933 e il 1945.

Molti musicisti e compositori furono coinvolti nell'Olocausto a causa della loro appartenenza "razziale" o in conseguenze delle loro idee politiche o del loro orientamento sessuale.

La musica stessa divenne motivo di scontro ideologico. Il nazismo contrapponeva la musica "tedesca" a quella "ebraica" e il jazz, così come la dissonanza ed ogni tendenza anti-conformista erano considerate "degenerazioni".

La musica divenne una forma di resistenza spirituale e uno strumento di denuncia dell'oppressione.

L'opposizione di musicisti tedeschi come Hanns Eisler e Kurt Weill fin dall'avvento del nazismo, coinvolse i musicisti di altri paesi. Negli Stati Uniti degli anni '40 tra i numerosi rifugiati ci sono famosi musicisti e direttori d'orchestra europei, fuggiti per motivi politici o razziali, da Arthur Rubinstein ad Arturo Toscanini che da oltre Oceano continuarono a servirsi della musica per farsi portavoce delle sofferenze di milioni di vittime dell'Olocausto, cercare casa e lavoro a ebrei, politici e oppositori perseguitati e fuoriusciti dai regimi e per lottare contro il fascismo e il nazismo.

La musica è stata scritta e suonata anche nei lager. Classica, canti, canzonette, musica sacra, cabaret. Anche nei ghetti e nei campi di internamento la musica continuò tenacemente ad esistere. Accanto alla musica "ufficiale", che i prigionieri erano costretti ad eseguire nelle orchestre costituite dai nazisti anche nei campi di concentramento e di sterminio, c'era soprattutto la musica clandestina dei deportati, i canti di protesta come forma di resistenza, per non arrendersi, per continuare a vivere e a sperare. A Terezin, nel piu grande campo in territorio cecoslovacco, morirono in 135.000 e tornarono solo in 3.097. La propaganda tedesca lo presentava come un modello, un posto dove si componeva musica, si ascoltavano concerti e si faceva teatro. La realtà era ben altra.

Nei ghetti i consigli di autogoverno ebraico continuarono ad organizzare spettacoli musicali nei teatri e a offrire concerti. Si continuava ad eseguire musica come forma di resistenza spirituale anche nelle case private o nei caffè, nelle mense. Musicisti di strada crearono canzoni popolari. Prevedendo l'eventualità di essere arrestati e deportati, i musicisti lasciarono gli spartiti in nascondigli di fortuna. Nei campi di concentramento i musicisti proseguirono fin quando fu loro possibile a comporre e ad eseguire le loro opere ed è grazie alla memoria dei superstiti che nel dopoguerra furono ricostruiti molti brani. 

Se questa musica non viene fatta conoscere al mondo, e come se non fosse mai uscita dal lager. E suonarla anche solo una volta significa riscattarla e ottenere quella giustizia che non è stata concessa al compositore (Francesco Lotoro).

Tra le tante composizioni nate tra le baracche dei campi di concentramento, merita una menzione il Quatuor pour la fin du Temps (Quartetto per la fine del Tempo), musica da camera di Olivier Messiaen (1908-1992), composto tra la fine del 1940 e i primi giorni del 1941 nel campo di concentramento di Görlitz è considerato uno dei più alti esempi di musica cameristica del ventesimo secolo. Fu eseguito il 15 gennaio del 1941, in un edificio del campo che veniva usato come auditorium, di fronte ai prigionieri dello Stalag VIII-A.

Alla fine della guerra, la musica divenne strumento di memoria e di compianto per la tragedia vissuta e il tema dell'Olocausto fu di ispirazione per molte composizioni classiche, per la musica popolare, per diversi cantautori fino alla colonna sonora di film premiati con l'Oscar. La memoria dell'Olocausto divenne occasione di una riflessione più generale sui temi della pace e della tolleranza tra i popoli.Le immagini sono un tocco perfetto ai tuoi articoli e attirano nuovi lettori. La prima immagine del tuo contenuto sarà automaticamente usata come miniatura dell’articolo. La sua scelta è quindi decisiva per aumentare l'interesse del tuo articolo.

Testo di introduzione al Concerto MEDITAZIONE PAROLE E SUONI PER NON DIMENTICARE