La Madonna e Verdi
Che Giuseppe Verdi non fosse un cattolico praticante è noto. Così come è noto che fosse anticlericale. Ma come spesso accade, la fede e la religiosità delle persone non vanno di pari passo con la loro adesione ad una pratica o ad una istituzione religiosa.
E la religiosità di Verdi appare intensa nelle sue opere dalle quali emerge un senso profondo dell'ignoto e del sacro. La sua musica è capace di essere drammatica ma anche spirituale.
Una spiritualità che lo porta, nel 1897, quando aveva ormai già 84 anni a pubblicare i suoi quattro Pezzi Sacri che, oltre al Te Deum comprendono tre brani dedicati alla Madonna: l'Ave Maria, le Laudi alla Vergine e lo Stabat Mater.
La
particolarità dell'Ave Maria, un brano per coro a cappella (cioè senza
accompagnamento di strumenti), è di essere stato composto "su scala
enigmatica", cioè
una scala musicale dalla sonorità molto diversa da quella che abitualmente
canticchiamo con do re mi fa sol…
Utilizzando questa particolare struttura musicale, Verdi compone un brano breve, che dura cinque minuti, ma ammirevole dal punto di vista della tecnica compositiva e delle abili soluzioni adottate. Ma non solo. Il brano è di una finezza e delicatezza rare. Una preghiera sussurrata, che induce calma interiore e che si conclude aprendo al silenzio.
Più
elaborato è lo Stabat Mater, per coro e orchestra, sul famoso testo di Jacopone
da Todi. L'elenco dei musicisti che si son cimentati su questa sequenza medioevale
comprende tutti i nomi più importanti della storia della musica corale. Verdi
imprime il proprio marchio di fabbrica fin dall'inizio, con i cinque accordi di
apertura, fermi e cupi, sui quali si leva il grido e il gemito del coro
all'unisono. Da qui si sviluppa una intensa meditazione su un dramma che è
umano ma anche divino, in cui la nobile e appassionata poesia di Jacopone da
Todi si fonde con la musica che alterna toni solenni e commossi ad altri drammatici
e concitati. Dalle sonorità del "canto popolare" evocate dall'esecuzione all'unisono
del coro, si passa al lamento espresso dagli archi, all'imitazione della poetica
dei canti di processione. La musica verdiana riesce ad esprimere ora atterrito
stupore, intenerita pietà, sconvolgente dolore, invocazione angosciosa… Da
grande drammaturgo, Verdi sa esprimere varietà di sentimenti (dolore, paura,
fiducia) utilizzando tutti gli strumenti dell'arte teatrale dalle esclamazioni
gridate alle invocazioni sussurrate… Non manca l'infiltrarsi della luce della
speranza ma è una luce tenue che combatte con l'ombra dell'angoscia. E dopo un Amen sussurrato, l'opesanno appena pronunciare
le voci, ancora all'unisono e in pianissimo. E in pianissimo risponde il suono
fosco dell'orchestra, di magnifico colore, ripetendo il gemito con cui il coro
aveva iniziato il cantico.
Le Laudi alla Vergine Maria "tolte dall'ultimo canto del Paradiso di Dante", per quattro voci femminili su un celebre testo di cui tutti conoscono almeno l'incipit, Vergine madre, figlia del tuo Figlio… furono eseguite per la prima volta alla Scala di Milano con la direzione di Arturo Toscanini nel 1899.
Rispetto all'Ave Maria e allo Stabat Mater, Verdi si confronta con un testo di letteratura religiosa di altissimo livello utilizzando un "ricercato candore espressivo della musica" per esprimere il rigore concettuale dei versi. Il risultato di questo confronto, quasi una sfida tra Verdi e Dante, è un brano in cui la musica sembra a volte essere inadeguata all'altezza del testo e, contemporaneamente, è la musica a rendere quasi inutile la comprensione del testo da quanto è in sé stessa espressiva.