Il Re degli strumenti

07.05.2023

Tra le tante teste coronate presenti alla recente cerimonia di incoronazione di Carlo III, vi era anche lui, l'organo, "il re degli strumenti" come lo definì Mozart in una lettera al padre.

Chi ha seguito la cerimonia non potrà non essere rimasto impressionato dall'organo dell'abbazia di Westminster, uno strumento del 1848 costruito dalla ditta organaria inglese Harrison & Harrisonche dispone di 105 registri su cinque manuali e pedaliera.

Per noi che siamo soliti a pensare l'organo come il "gran sacerdote" della musica sacra, la definizione di Mozart come "re" può sembrare non del tutto appropriata. Infatti, la "regalità" ha una valenza molto terrena ed umana, mentre l'organo è lo strumento del "sacro" per eccellenza.

Non a caso, per restare in ambito cattolico, il Concilio Vaticano II ha raccomandato che "si abbia in grande onore l'organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti". Si noti bene: senza escludere la possibilità che si possano utilizzare altri strumenti e senza censurarne nessuno a priori. Ma questo è un altro tema. Torniamo all'organo: Re o sacerdote?

Ripercorrendo la storia di questo strumento si scopre che l'invenzione dell'organo è attribuita da Tertulliano ad Archimede ma il resto della tradizione è unanime nel darne la responsabilità a Ctesibio, un ingegnere meccanico di corte, vissuto ad Alessandria nel III secolo avanti Cristo, che costruì questo strumento per dimostrare ad alleati e nemici la superiorità assoluta dell'unica espressione terrena del potere divino: la sovranità di Tolemeo II. L'invenzione di Ctesibio, al quale pare si debba anche un orologio ad acqua e un fucile ad aria, era un organo ad acqua e per questo gli venne dato il nome di hydraulis (dalle parole greche "idro", acqua e "aulos", flauto).

L'organo, che nel tempo fu perfezionato, fu utilizzato in tutto il mondo antico, greco e romano, durante le diverse festività pubbliche, cerimonie, gare e giochi così come nei combattimenti dei gladiatori e nel culto dell'imperatore. Certamente se ne dilettava Nerone come ci testimonia Svetonio che descrive i "novi et ignoti generis organa hydraulica" ai quali erano applicate innovazioni nel sistema di produrre l'aria.

Proprio per questo, per diversi secoli, i cristiani non suonarono l'organo nelle liturgie cristiane perché era troppo esplicito il richiamo ai banchetti orgiastici e ai culti ido­latrici nei quali veniva utilizzato. Il grande San Girolamo (347-420), in una Lettera (107, 8) a Laeta sull'educazione di sua figlia Paola – siamo già alla fine del IV secolo, cioè dopo l'editto di Costantino (313 d.C.) che concedeva libertà di culto ai cristiani – invitava a stare lontani dal suono degli strumenti musicali culturalmente legati al mondo pagano e ai loro disdicevoli costumi: "Che ella sia sorda all'organo, al flauto, alla lira e alla cetra; che ella ignori che questi strumenti siano stati inventati".

L'organo subisce quindi una drastica censura. Sopravvive nel mondo bizantino ma in quello cristiano occidentale viene dimenticato. Riappare in una chiesa alla fine dell'VIII secolo per un fatto casuale. Nel 757 d.C., l'imperatore di Bisanzio, Costantino Copronimo V, inviò al re dei franchi, Pipino il Breve, diversi doni tra i quali un organo. L'episodio non fu senza rilievo tanto che tutti i cronisti del tempo ne diedero dettagliata testimonianza. L'organo inviato dall'imperatore d'Oriente faceva parte degli omaggi che suggellavano la pace tra le due nazioni. Simbolo del potere imperiale, l'organo fu consegnato nel palazzo di Compiègne in Francia, dove in quel momento si teneva un'assemblea generale con le più importanti personalità dell'epoca, e poi venne collocato nella chiesa di San Cornelio. Da quel momento iniziò una seconda stagione di successo per l'organo che lo condusse ad essere diffuso nei luoghi di culto cristiani e utilizzato nella liturgia.

Il primo organaro occidentale di cui si ha notizia è un italiano. Nell'826, il conte Baldrico del Friuli condusse all'imperatore un prete di nome Giorgio di Venezia, che affermava di poter "costruire un organo secondo la maniera dei Greci". Date le intense relazioni d'affari di Venezia con l'Oriente non è escluso che Giorgio possedesse una diretta conoscenza dell'arte greca. Lodovico il Pio inviò il prete Giorgio ad Aquisgrana, ordinando che gli fosse fornito tutto l'occorrente per costruire uno strumento, che solo di nome si chiamava hydraulis, ma che in realtà era già un organo a mantice. È probabile che il prete veneziano abbia formato dei discepoli i quali diffusero in Germania la conoscenza di un organo relativamente sviluppato. Così si spiega la richiesta di papa Giovanni VIII (872-880) al vescovo di Frisinga, dell'invio di un organo, unitamente a un esperto organaro e organista.

Occorre però attendere il secolo XI per trovare testimonianze certe circa l'uso dell'organo durante le sacre funzioni. In questi secoli fino a tutto il Medioevo, l'arte organaria diventa dominio di monaci che diedero all'organo un graduale perfezionamento tecnico.

Parallelamente all'affermazione come strumento liturgico al quale si dedicano musicisti e compositori di tutte le epoche – l'organo non perde il proprio ruolo in ambito "profano" e continua ad essere utilizzato nei teatri.

Con la diffusione della musica sinfonica e operistica, nell'800, anche l'organo si trasforma. Da un lato diventa sempre più melodico. Le timbriche utilizzate sino ad allora non sono più sufficienti e l'organo diventa orchestrale, tende cioè a rappresentare tutti gli strumenti dell'orchestra. D'altro lato, la musica per organo – anche quella composta per essere utilizzata nella liturgia – è chiaramente influenzata dal gusto operistico orchestrale dell'epoca. Esempio italiano di questo periodo è la musica di padre Davide da Bergamo (1791-1863) che, non a caso, fu compagno di studi musicali di Gaetano Donizetti. Oggi, le composizioni di p. Davide sarebbero decisamente inopportune all'interno della liturgia ma, collocate in quel particolare periodo della musica sacra e organistica italiana, rivelano una sostanziale sanità e un vigore che saranno ignoti alla produzione posteriore, legata ai decadenti indirizzi dell'organo tardoromantico e ceciliano.

Con l'avvento del cinema, che agli inizi era muto, un pianoforte o un organo venivano suonati dal vivo nelle sale di proiezione per accompagnarne la visione.

Nella propria evoluzione storica, l'organo ha saputo quindi dimostrare di possedere una duplice anima, regale e sacerdotale. Re e sacerdote.

Infatti, tutti i grandi compositori, dal XVI secolo in poi, hanno scritto musica per organo sia per uso liturgico sia destinata a concerti laici. Dal capostipite degli organisti, Girolamo Frescobaldi con le sue Toccate e partite d'intavolatura di cimbalo e i brani liturgici dei Fiori musicali, a Johann Sebastian Bach che, tra le sue oltre mille opere, ci ha lasciato composizioni su corali protestanti per le chiese in cui era Maestro di Cappella e concerti per i nobili che lo avevano assunto come compositore di corte, per proseguire, nonostante l'emergere del pianoforte, con Felix Mendelssohn, César Franck, i francesi (Charles-Marie Widor, Louis Vierne, Alexandre Guilmant, Charles Tournemire… e in tempi più recenti Marcel Dupré e Olivier Messiaen ) e il tedesco Max Reger alla fine XIX secolo e Paul Hindemith che ha prodotto tre sonate per organo e diverse opere che combinano l'organo con gruppo da camera.

L'organo appare anche nelle opere sinfoniche di Mahler, Holst, Elgar, Scriabin, Respighi e Richard Strauss. Tra le tante opere "laiche" dedicate all'organo segnalo e invito all'ascolto di quelle di Camille Saint-Saëns (1835-1921) e di Francis Poulenc (1899-1963)

Conosciuta come Sinfonia per organo, la sinfonia n. 3 in do minore, op. 78 di Camille Saint-Saëns, è una sinfonia orchestrale in cui si utilizza anche l'organo e della quale il compositore disse di averci messo "tutto ciò che ero capace di offrire" come una sorta di "riepilogo" della sua carriera.

A questo link è possibile ascoltarla nell'esecuzione dell'Orchestre de Paris, diretta da Paavo Järvi, con all'organo Thierry Escaich.

Il Concerto per organo, orchestra d'archi e timpani FP93 di Francis Poulenc è costituito da un unico movimento della durata di circa 23', con 7 indicazioni di tempo diverse. Venne eseguito per la prima volta presso il salone privato della principessa de Polignac nel 1938. Evidentemente la principessa poteva disporre di un auditorium sufficiente ad ospitare un'orchestra e un organo che nell'occasione fu suonato dal compositore Maurice Duruflé che all'epoca aveva 36 anni.

Lo possiamo ascoltare a questo link in una esecuzione del 1961 dell'Orchestre de la Société des Concerts du Conservatoire, diretta (nientemeno che) da Georges Prêtre e con solista lo stesso Maurice Duruflé.

Per concludere una curiosità: l'organo più grande al mondo si trova nell'Auditorium della Boardwalk Hall, un centro convegni di Atlantic City nel New Jersey. Consta ufficialmente di oltre 33mila canne ma il numero esatto non è noto. Oltre che come "l'organo a canne più grande", è inserito nel Guinness dei primati come "il più grande strumento musicale" e "lo strumento musicale più sonoro" mai costruito. La console dispone di sette manuali (le tastiere) più, ovviamente una pedaliera e 1.235 placchette di registro (che sono quei pulsanti a fianco delle tastiere che servono per cambiare suono in modo che assomigli a strumenti diversi).

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