I quadroni di San Carlo
Fu del cardinale Federico Borromeo, cugino di Carlo e suo successore sulla cattedra di Ambrogio, l'idea di celebrarlo attraverso una serie di grandi quadri da esporre in cattedrale.
Nascono così i 56 dipinti su tela, realizzate "a sguazo", cioè a tempera, che narrano la vita e i miracoli compiuti da San Carlo Borromeo. Le grandi dimensioni dei dipinti, che raggiungono i 6 metri di lunghezza e non meno di 2,5 di altezza, giustificano l'appellativo di Quadroni e rappresentano il più importante ciclo pittorico del Barocco lombardo a firma ai più affermati pittori della Milano del 1600.
Il primo ciclo, sulla vita del Santo fu commissionato nel 1602, quando Carlo Borromeo, morto nel 1584, iniziava già ad essere chiamato "beato". Per l'opera fu scritturato Giovan Battista Crespi detto il Cerano, il migliore artista lombardo dell'epoca, che impostò l'intero ciclo ma dipinse solo alcune tele affidando le altre a una piccola schiera di pittori. Al momento della canonizzazione del Borromeo, nel 1610, si aggiunsero i quadri del ciclo dei miracoli, di minori dimensioni ma forse le più pregevoli per l'intervento di un famoso pittore come Giulio Cesare Procaccini. Quando Paolo V, il papa che canonizzò il Borromeo, vide l'opera che è possibile ammirare ancora ogni anno tra il 4 novembre e il 7 dicembre, esclamò: «Roma non saprebbe fare cose simili!».