I Promessi Sposi in musica
A 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni (22 maggio 1873) numerose sono state le iniziative per celebrarne l'anniversario. Una su tutte l'esecuzione del Requiem di Verdi in Duomo a Milano composto proprio in suffragio del Manzoni.
Dei Promessi Sposi conosciamo diversi adattamenti artistici. Ma prima dell'avvento del cinema e della televisione, il romanzo di Manzoni diede il titolo a due opere liriche.
Oltre all'opera in quattro atti di Errico Petrella (1813-1877) su libretto di Antonio Ghislanzoni (che scrisse quello dell'Aida e le revisioni della Forza del destino e Don Carlos di Verdi), i Promessi Sposi in versione lirica più famosi sono quelli di Amilcare Ponchielli.
L'opera di Petrella – prima rappresentazione al Teatro Sociale di Lecco nell'ottobre 1869 – ebbe un certo successo in Italia per alcuni anni poi venne dimenticata. Quella di Ponchielli, segnò l'inizio del successo per il compositore del quale oggi si rappresenta solo La Gioconda (che non c'entra nulla con il dipinto di Leonardo ma è quella della Danza delle ore resa celebre dal film di animazione Fantasia con il balletto di struzzi, ippopotami, elefanti e alligatori)
Amilcare Ponchielli (1834-1886), cremonese di nascita, grazie all'amicizia con il lecchese Ghislanzoni, esponente della scapigliatura milanese, visitò Lecco nel 1876 durante il viaggio di nozze con la soprano Teresa Brambilla (la Lucia dei suoi Promessi Sposi) e – prima di George Clooney – decise di costruirsi una villa, Villa Ponchielli di Maggianico, dove trascorrere le vacanze.
La realizzazione dell'opera lirica conobbe un percorso travagliato, con più revisioni e rielaborazioni di libretto e spartito, prima di giungere al successo.
La prima rappresentazione, al Teatro Concordia di Cremona nel 1856, con un libretto scritto a più mani tra le quali quelle dello stesso Ponchielli, ebbe riscontro di pubblico solo a livello locale. Il successo fu tributato all'edizione del 1872, rappresentata al Teatro Dal Verme a Milano con un libretto completamente rivisto a cura di Emilio Praga. Nello scontro dell'epoca tra il superamento del melodramma risorgimentale e l'apertura verso il Grand opéra, il Dramma wagneriano, il sinfonismo e il quartettismo, Ponchielli cercò di fondere i vari elementi creando un'opera che riscosse un notevole successo e decretò la fama nazionale del musicista. Un'affermazione che valse al compositore un contratto con la prestigiosa casa editrice musicale Ricordi.
Non ancora soddisfatto, Ponchielli elaborò nel 1873 una terza e una quarta versione.
I Promessi Sposi messi in scena da Ponchielli non sono totalmente fedeli all'opera letteraria. La tormentata vicenda di Renzo e Lucia è la stessa ma don Abbondio e Perpetua sono proprio assenti.