C'è musica nell'universo?

29.06.2023

Di solito ci si chiede se c'è vita nell'universo, oltre quella sulla Terra. Ma la notizia di questi giorni è che i più grandi radiotelescopi del mondo sono riusciti a catturare il suono dell'universo. Che ci fosse della musica nell'universo, che l'universo produca dei suoni, prima di una scoperta scientifica, è stata una convinzione filosofica e della scienza fin dall'antichità. In realtà, ciò che è stato "ascoltato" oggi, è una vibrazione, un "ronzio" con "la precisione di un orologio" ma possiamo avvicinarlo alla teoria di musica delle sfere, detta anche musica universale, un antico concetto filosofico che considerava l'universo come un enorme sistema regolato da proporzioni matematiche in cui, i movimenti dei corpi celesti avrebbero prodotto una sorta di musica. Una teoria che oggi sembra avere una valenza scientifica.

Il primo a capire che i suoni prodotti dagli strumenti a corda, nella loro diversa altezza e intervallo, sono regolati da proporzioni matematiche fu Pitagora. E fu sempre Pitagora a teorizzare che il Sole, la Luna e i pianeti del sistema solare produrrebbero dei suoni per effetto dei loro movimenti. Si trattava di una teoria, una ipotesi perché i suoni dei pianeti sono suoni impercettibili dall'orecchio umano ma che, tutti insieme, formano un'armonia che influenzerebbe la vita sulla Terra.

Fu così che nel mondo greco l'astronomia e la musica vennero sempre considerate materie gemelle e lo stesso Platone teorizzò una musica delle sfere celesti. Ma non solo i greci, tutta l'antichità aveva una visione dell'universo strutturato in cerchi concentrici, con al centro la Terra, che muovendosi generano suoni. "Movimenti così grandiosi non potrebbero svolgersi in silenzio" diceva Cicerone.

Astronomia, ottica, musica e astrologia rimasero strettamente correlate nell'opera di tutti gli scienziati e filosofi come, ad esempio, Tolomeo.

Questa concezione pagana del cosmo e della musica delle sfere fu adottata anche dal Cristianesimo. Dalla rappresentazione del cosmo in cerchi e sfere derivano le raffigurazioni degli angeli musicanti suddivisi in cori angelici, gerarchicamente ordinati, corrispondenti alle antiche orbite celesti di astri e pianeti. L'antica musica delle sfere si trasforma nella visione cristiana nel canto del coro degli angeli che accompagna quanto avviene in Cielo.

Anche un grande filosofo e teologo cristiano come Agostino ha dedicato un'opera – il De Musica – per parlare dei suoni come il riflesso di un'armonia primordiale dell'anima.

Nel medioevo, l'eredità agostiniana, unita ad una rinascita del pitagorismo neoplatonico, produrrà una profonda frattura e distinzione tra la musica pensata, udita e praticata. Diverrà celebre la distinzione elaborata di Boezio tra "musica mundana", "musica humana" e "musica instrumentalis" ma solo la musica mundana, cioè l'armonia delle sfere, l'insieme di tutti i fenomeni ordinati dell'universo, è considerata l'unica vera musica mentre le altre lo sono in modo inferiore e unicamente di riflesso o in quanto ricordano l'armonia del cosmo.

Anche Dante allude in più occasioni all'armonia delle sfere, e nella sua Divina Commedia è l'Amore a governare le Sfere dei Cieli.

Anche per il noto astronomo Giovanni Keplero il punto d'incontro fra geometria, cosmologia, astrologia e musica è rappresentato dalla musica delle sfere anche se Keplero vi aggiunge un contenuto scientifico trasformando le orbite da circolari a ellittiche che i pianeti percorrono a velocità variabili (seconda legge di Keplero).

Tra i critici di tale filosofia vi fu Spinoza indicandola come idea priva di fondamento scientifico, frutto dell'immaginazione umana: «[...] la follia degli umani è arrivata al punto di credere che dell'armonia si diletti anche Dio; e nemmeno mancano filosofi profondamente convinti che i movimenti dei corpi celesti producano un'armonia».

Se lo sviluppo della scienza ci ha fatto conoscere qualcosa di più preciso dell'universo in cui viviamo, abbandonando spiegazioni fideistiche, mitologiche o magiche, non dobbiamo perdere un valore che rimane espresso nel termine "armonia". Un termine che in musicologia ha un significato ben preciso: la scienza del rapporto dei suoni nella dimensione verticale a differenza della melodia che è lo sviluppo orizzontale.

Il termine armonia è molto più ricco di significato e sfugge al solo criterio matematico e diventa criterio per la convivenza sociale, radiografia degli equilibri interiori, figura per la sopravvivenza sulla Terra del genere umano, speranza per l'eternità… Quindi, tanto sciocchi, gli antichi non erano. E gli scienziati, oggi, forse stanno dando loro ragione.